Scontro navale di Capo Teulada 27 novembre 1940 |
Una flotta italiana di due corazzate e sei incrociatori, con la consueta scorta di cacciatorpediniere, si porta, dietro ordine di Supermarina a sud-ovest della Sardegna, Capo Teulada, in posizione di agguato. Riceve tardivamente notizie sulla posizione del nemico, quando l'avversario è già a nord della Tunisia, inoltre non ci sono informazioni sulla natura della missione del nemico, che era la protezione di un convoglio proveniente da Gibilterra e diretto a Malta. La Squadra italiana, dirige per intercettare quella inglese, che a sua volta le và incontro per allontanarla dal convoglio . Le forze sono all'incirca pari (gli inglesi hanno 2 corazzate e 5 incrociatori, oltre ai Cacciatorpedinieri) , e l'Ammiraglio che comanda la Squadra italiana ha l'ordine di Supermarina di non impegnarsi se non in condizioni di superiorità: così la Squadra italiana, in vista del nemico, manovra per allontanarsi: gli inglesi sparano con i cannoni di prua e gli italiani con quelli di poppa. Le distanze tra le due formazioni di incrociatori si aggirano sui 20000 metri, le corazzate sono più lontane e, per il momento, fuori tiro; il tiro italiano sembra efficace: alle 12.22 un primo colpo centra l'incrociatore inglese Berwick a poppa, alle 12.35 ne arriva un altro; muoiono alcuni marinai inglesi ma i danni sono lievi ed il combattimento continua senza particolari avvenimenti. |
Successivamente viene colpito il cacciatorpediniere italiano Lanciere, che, emessa una cortina fumogena, si disimpegna; le due corazzate italiane (Vittorio Veneto e Cesare), a questo punto, fanno una larga virata e si dirigono incontro al nemico. Le distanze tra le due formazioni di incrociatori si aggirano sui 20000 metri, le corazzate sono più lontane e, per il momento, fuori tiro; il tiro italiano sembra efficace: alle 12.22 un primo colpo centra l'incrociatore inglese Berwick a poppa, alle 12.35 ne arriva un altro; muoiono alcuni marinai inglesi ma i danni sono lievi ed il combattimento continua senza particolari avvenimenti; poco dopo viene colpito il cacciatorpediniere italiano Lanciere, che, emessa una cortina fumogena, si disimpegna; le due corazzate italiane (Vittorio Veneto e Cesare), a questo punto, fanno una larga virata e si dirigono incontro al nemico. La presenza della Vittorio Veneto tenne a bada gli incrociatori inglesi, ma non gli aerei della Ark Royal che lanciarono numerosi attacchi. Malgrado continue richieste, la Regia Aeronautica non intervenne, se non dopo lo scontro e con infruttuosi risultati. | |
Alle 13.00 il Vittorio Veneto apre il fuoco, all'enorme distanza di 29000 metri, con i suoi cannoni da 381 mm. Spara diciannove salve solamente ma è sufficiente: gli incrociatori inglesi rompono il contatto, soddisfatti di aver raggiunto il loro scopo allontanando gli italiani dal convoglio che, nel frattempo, si e' allontanato indisturbato verso Capo Bon; d'altro canto gli italiani sono anch'essi soddisfatti di aver affrontato la flotta inglese, a pochi giorni dal bombardamento di Taranto (che aveva scosso il loro morale, visto che erano state danneggiate parecchie navi), senza subire perdite. Lo scontro di Capo Teulada alle 13.10 era terminato alla pari per reciproco consenso. Il Lanciere venne rimorchiato a Cagliari e l'incrociatore Fiume rimase immobilizzato per un' avaria ai motori. |
Alcuni anziani raccontano di fuochi che si innalzavano nel cielo, la notte, ritengono provenissero dall'africa, probabilmente le scene che si intravedevano da terra erano quelle dei lunghi combattimenti tenuti nel canale di Sardegna, come quello appena descritto. |
si ringrazia per il testo Arnaldo Borsa - www.regiamarina.it |