I Romani |
Intorno al 238 a.C. la Sardegna diventa provincia romana, anche se i nuovi conquistatori dovranno, per imporre il loro dominio, affrontare l'ostilità e la resistenza delle popolazioni sardo-puniche che per lungo tempo resteranno legate alle loro tradizioni culturali. | |
La romanizzazione comunque si compie nel corso dei sette secoli di occupazione di Roma che ha lasciato, anche in questo caso, molteplici segni nel patrimonio architettonico dell'isola. Gli insediamenti fenicio-punici, anche i semplici punti d'approdo come Portopino, furono sicuramente utilizzati in periodo romano. Anche gli studi di Tolomeo identificano nella zona tra Porto Botte e Porto Pino il Solci Portus. Ad avvalorare questa ipotesi è stata la scoperta di addensamenti di frammenti fittili (vasi, piatti e anfore di argilla) e monete romane individuati nella zona costiera di Porto Pino. L'incremento degli insediamenti in tutto il Sulcis, durante il periodo imperiale, e il ritrovamento di resti di villae, capitelli dorici, ecc, rende verosimile lo sfruttamento della cava di arenaria che da Portopino si estende per circa due chilometri sino a "cala su turcu" (Su portu de su suis), utilizzata in precedenza dai fenicio-punici. I collegamenti di Porto Pino con S.Antioco erano garantiti da una strada costiera che passava per Palmas, Porto Botte e Villarios sino ad arrivare a Tegula (Teulada) che doveva essere nella pianura dominata dalla chiesa di S. Isidoro. |