Mes'e iras - Dicembre |
Proseguiva
l'aratura dei campi. Raccoglievano le bacche di lentischio, giunte a
maturazione, per la preparazione dell'olio (oll'e stincu). Venivano raccolte
le
olive per preparare l'olio e per metterle in salamoia (cunfettai). Le
pelli degli ovini scuoiati si stendevano ad asciugare per la vendita a
"is peddaius". Le pelli grandi, ricoperte di sale, si stendevano
su canne disposte a croce; le pelli piccole, perché restassero morbide,
senza sale, talvolta ricoperte di cenere.
Le festività natalizie erano attese con ansia da grandi e piccini. La sera della vigilia, "sa nott'e cena" ci si riuniva tra parenti e amici per festeggiare la ricorrenza della nascità del Gesù Bambino. Per la cena venivano cucinate minestre di legumi, "sa tratalia", "sa conch'e su crapittu", "de s'angioni", "o de su proceddu", quelli destinati al pranzo del Natale. La cena doveva finire almeno tre ore prima della messa di mezzanotte, in attesa della quale si poteva mangiare la frutta (s'arangiu e su mandarinu) e la frutta secca (nuxi e nuxedda). L'usanza tipica della notte era quella di bruciare nel camino un tronco di "ollastu" (su truncu 'e cena), si pensava scacciasse il diavolo. L'usanza dei regali non era ancora arrivata. Per l'ultimo dell'anno ci si riuniva attorno al cammino e giovani e anziani facevano dei giochi divertenti che fornivano varie notizie su ipotetiche unioni amorose. |
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