Capudanni - Settembre

    
Mese di vendemmia (sa binnena), finalmente si raccoglievano i frutti dell'annata. Le vigne, quando l'uva cominciava a maturare venivano custodite da un guardiano (su bingiaxiu) che viveva in una capanna fatta di tronchi e frasche e si occupava di tenere lontano uccelli e malintenzionati. Una canna spaccata per far rumore (sa ciaccarredda) per i primi e il fucile per i secondi. L'uva veniva trasportata a casa per il vino sul carro trainato dai buoi, sul quale veniva adagiato il tino (sa cuperina). I vendemmiatori (is binnenatoris) trasportavano l'uva dai filari (is ordinisi) al carro, con una cesta (su carinu) fatto di canne intrecciate coi rami di olivastro. Gli uomini la trasportavano a spalla e le donne sopra la testa con "su tirilli", uno straccio che utilizzavano per riuscire a tenerla in equilibrio. Il problema nasceva quando dalle ceste cominciava a colare il mosto che oltre a sporcarli completamente, faceva attaccare la sabbia al fondo rendendola pesantissima.

Dopo la vendemmia si faceva il vino, schiacciavano l'uva a piedi nudi su un recipiente chiamato "s'abbruscau". Il mosto veniva lasciato fermentare alcuni giorni e poi veniva svinato (sa die su scupu). Il primo che si beveva era "su bin'e prencia" o "su piriciolu".

Finita la vendemmia, la vigna veniva utilizzata come pascolo.

In questo periodo, inolte, si potavano e si raccoglievano i rami di lentischio (moddici) da bruciare nei campi o in casa durante l'inverno.