Belluca, il protagonista pirandelliano de "Il treno ha fischiato" 1922, di cui proponiamo lo stralcio più significativo:

    

La sera, il capo-ufficio, entrando nella stanza di lui, esaminati i registri, le carte:

<<  E come mai? Che hai combinato tutt'oggi? >>

Belluca lo aveva guardato sorridente, quasi con un'aria d'impudenza, aprendo le mani.

<< Che significa ? >> aveva allora esclamato il capo-ufficio, accostandoglisi e prendendolo per una spalla e scrollandolo

<< Ohé Belluca ! >>

<< Niente >> aveva risposto Belluca, sempre con quel sorriso tra d'impudenza e d'imbecillità  sulle labbra.

<< Il treno, signor Cavaliere. >>

<< Il treno ? Che treno ? >>

<< Ha fischiato. >>

<< Ma che diavolo dici ? >>

<< Stanotte, signor Cavaliere. Ha fischiato. L'ho sentito fischiare... >>

<< Il treno ? >>

<< Sissignore. E se sapesse dove sono arrivato ! In Siberia... oppure oppure... nelle foreste del Congo... si fa in un attimo signor Cavaliere ! >>

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E, dunque, lui - ora che il mondo gli era entrato nello spirito - poteva in qualche modo consolarsi! Sì, levandosi ogni tanto dal suo tormento per prendere con l'immaginazione una boccata d'aria nel mondo.

Gli bastava!

Naturalmente, il primo giorno, aveva ecceduto. S'era ubriacato. Tutto il mondo, dentro d'un tratto: un cataclisma. A poco a poco, si sarebbe ricomposto. Era ancora ebro della troppa aria, lo sentiva

Sarebbe andato, appena ricomposto del tutto, a chiedere scusa al capo-ufficio, e avrebbe ripreso come prima la sua computisteria. Soltanto il capo-ufficio ormai non doveva pretender troppo da lui, come per il passato: doveva concedergli che di tanto in tanto, tra una partita e l'altra da registrare, egli facesse una capatina, sì in Siberia... oppure oppure... nelle foreste del Congo:

<< Si fa in un attimo, signor Cavaliere mio. Ora che il treno ha fischiato >>

 

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